Galleria fotografica della Compagnia Teatrale Vulimm' vulà | Napoli Milionaria

Il sipario ancora una volta, come accade in molte commedie di Eduardo, si apre su un palcoscenico quasi completamente al buio. È la vita della commedia umana che sta nascendo dal buio, in un'epoca in cui nascondersi era necessità di vita. Atto Primo Siamo nel 1942, in un tipico basso napoletano si svolge una tipica giornata napoletana in cui Maria Rosaria, figlia di Gennaro Iovine, prepara la colazione con un'enorme caffettiera napoletana. Di li a poco, compare un ragazzo di nome Amedeo, stravolto dal sonno non del tutto soddisfatto, che chiede se il padre Gennario Iovine stia ancora dormendo. Ed invece suo padre Gennaro è sveglio da tempo: e come si poteva rimanere svegli... prima il bombardamento notturno, adesso le forti grida di un litigio di sua moglie Amalia con una concorrente del rione per la vendita abusiva di caffè. Gennaro si rassegna ad alzarsi e mentre si sta radendo arrivano i primi avventori, tra cui il ragioniere Spasiano venuto per comprare, a caro prezzo, qualche alimento per la sua famiglia da Amalia, che lo sta praticamente dissanguando della poche proprietà che ancora gli rimangono. Gennaro non è d'accordo con i traffici della moglie ma capisce anche che senza quella vendita illegale la famiglia farebbe la fame; perciò, avvertito dell'imminente arrivo del brigadiere Ciappa e la sua guardia, venuto per arrestarlo, si rassegna a fare la parte del morto con l'aiuto degli altri familiari fra i quali ci sono anche 'o miezo prevete e Pascalino o'pittore vestiti da monache. Il brigadiere rispetta ammirato il coraggio del finto morto, che non muove un ciglio tra le esplosioni e le rovine delle case colpite dalle bombe, e gli promette che non lo arresterà. Il morto a quel punto risorge. Atto Secondo È passato del tempo: Napoli è stata finalmente liberata dagli Alleati. Il basso è stato rinnovato e ristrutturato. Amalia, ha fatto fortuna associandosi in commerci poco puliti con Settebellizze (un autista e proprietario di camion) che nell'occasione del suo compleanno propone alla donna di unire i loro sentimenti d'amore. Ma Amalia, a malincuore, rifiuta perché è ancora convinta che Gennaro, scomparso da diversi mesi, alla fine tornerà a casa. La guerra ha lasciato le sue rovine; la famiglia Iovine si sta disgregando: la figlia Maria Rosaria non più sorvegliata e guidata dalla madre, è rimasta incinta di un soldato americano che l'ha lasciata ed è tornato al suo paese; Amedeo ruba gli pneumatici delle auto insieme a Peppe 'o Cricco, specializzato appunto ad alzare le auto con la spalla per sfilare le ruote. Questa è la famiglia che ritrova Gennaro tornato inaspettatamente quel giorno di festa. Vorrebbe sfogarsi, raccontare le sue sofferenze e peripezie ma nessuno sta ad ascoltarlo, tutti vogliono festeggiare Settebellizze e non pensare più alle pene della guerra ormai finita. Per questo si invitano tutti i familiari e i vicini del basso alla cena a base di capretto portata dal miezo prevete e da Garibaldi il suo assistente. Gennaro così lascia amareggiato la compagnia e preferisce stare vicino alla figlia più piccola ammalata. Atto Terzo «La guerra è finita», ripetono tutti: Gennaro invece è convinto che ora si stia combattendo un'altra guerra: quella della povera gente che ha perso, per le sciagure attraversate, tutti i valori e l'onestà della vita precedente e che ora deve recuperare. Una disgrazia più grande ha colpito la famiglia: la piccola figlia di Gennaro e Amalia è ammalata e morirà se non si troverà una medicina che sembra essere introvabile in tutta Napoli ed il dottore stesso non sa più dove poterla trovare. Tutti si sono mobilitati alla sua ricerca, ma non c'è niente da fare: Amalia disperata sospetta che la tengano nascosta per farne alzare il prezzo: anche lei ha fatto così per la vendita delle sigarette, ma qui si tratta della vita. La medicina la porterà il ragioniere Spasiano che l'ha dovuta usare per i suoi figli: la darà ad Amalia senza pretendere niente in cambio anche se, quando si trattava di non far morire di fame i suoi figli, Amalia non è stata altrettanto generosa non pensando che «Chi prima, chi dopo ognuno deve bussare alla porta dell'altro». La bambina si salverà se supererà la nottata; Amedeo non è andato a rubare: tornerà a lavorare onestamente, Maria Rosaria resterà in famiglia con il suo bambino. Anche Amalia ha capito di avere sbagliato a farsi prender dalla brama del denaro ed ora piange sui suoi errori confortata dal marito a sperare perché ora non rimane che aspettare: «S'ha da aspetta' Ama' . Ha da passa' 'a nuttata».     La Commedia è stata effettuata al Teatro il Piccolo il 14, il 15 ed il 16 Gennaio 2011.  
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